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Asso Les Vieilles Branches

Conseguenze della Ricostituzione

1. VIVAISTI VITICOLI 

Una delle conseguenze dell’innesto e della Ricostituzione fu la nascita della professione di vivaista viticolo, perché fino ad allora esistevano solo conservatori, o collezioni private costituite da appassionati o da ampelografi.

La missione dei vivaisti consisteva inizialmente nell’introdurre piante, soprattutto semi di varietà americane, con i quali si costituivano i primi vigneti innestati.

Questo lavoro è stato noioso e spesso ingrato.

Infatti, se la maggior parte dei vigneti americani erano resistenti al nocivo afide, non sempre avevano le qualità necessarie per fiorire sui suoli europei. Le prime generazioni di portinnesti deperiscono per la loro incapacità a resistere alla clorosi calcarea. Così, il danno della fillossera è stato prolungato da altri deperimenti. Ci sono voluti numerosi e talvolta dolorosi esperimenti, per comprendere l’affinità dei portinnesti con i suoli calcarei, argillosi, scistosi, sassosi, sabbiosi, ai suoli umidi, freschi, alle condizioni di siccità, ecc

 

 

Le prime macchine di assistenza per l’innesto furono inventate. Nella maggior parte dei casi aiutavano a tagliare l’innesto, ma talvolta anche il soggetto stesso.

A livello locale, gli operatori riabilitavano o riscoprivano varianti dei metodi ancestrali, e si ritrovavano sotto il nome dei loro autori, o della regione in cui si sono rinnovate. Ad esempio, si possono citare gli innesti "Gaillard", "Salgues", "Mayorquine", "Cadillac"

2. L’EVOLUZIONE DELLA VITICOLTURA CONTEMPORANEA

 

Nel XX secolo siamo passati da un’agricoltura estensiva a un’agricoltura intensiva.

La monocoltura è diventata la regola, e le terre sono state specializzate.


Le viti sono discese nelle pianure, fertili e meccanizzabiliE' stato deciso di scegliere delle piante produttive, assistite da fertilizzanti azotati chimicamente, da innaffiare, e poiché si erano rese fragili le piante, si è stati costretti a sottoporle a trattamenti eccessivi, in un ingranaggio diabolico di chimica presumibilmente salvifica.

 

 

Ora, A. Howard avvertiva già nel 1940: «Queste macchine non producono né letame, né purino, quindi non possono contribuire ad assicurare il mantenimento della fertilità». Con l’estensione dei concimi artificiali, e con l’esaurimento della riserva di humus che racchiude inizialmente ogni terreno fertile, si manifesta un corrispondente aumento delle malattie delle colture e degli animali."

 

La meccanizzazione è diventata totale: solfatatrici, pesticidi, trattori, vendemmiatrici, Pinardiers In breve, una corsa all’intelligenza chimica, meccanica e al rendimento. L’uomo ha creduto di dominare totalmente il suo ambiente grazie alla scienza.

Questi nuovi «schiavi dell’agricoltura moderna» hanno dimenticato il riposo e la vita dei suoli, fatti di crescita e di decomposizione complementari l’uno all’altro. Hanno dimenticato che le piante e gli animali sono vivi e si completano a vicenda. Hanno degradato tutto senza pietà e purtroppo con la certezza di favorire l’umanità.

 

Egli citava anche i modelli orientali, avendo svolto la maggior parte della sua carriera in India, e faceva constatare che là dove il bestiame e le colture coesistevano, le parcelle rimanevano fertili e le loro produzioni indenni dalle malattie.

 

Dopo la guerra, la maggior parte dei paesi si è dotata di istituti di ricerca: l’INRA nel 1946 e l’ANTAV nel 1962 (Entav nel 1986), furono tra le altre missioni, incaricate della selezione clonale. I cloni sono stati promossi dal 1971, che si sono generalizzati negli anni '80, grazie ad una regolamentazione ambigua e molto incentivante.

La selezione è diventata esclusivamente sanitaria per motivi tecnici, politici o commerciali. In effetti, altra conseguenza insospettata della Ricostituzione, l’introduzione e lo scambio straordinario di materiale vegetale nel mondo viticolo, aveva introdotto numerose malattie, in particolare virali. È diventato obbligatorio depurare al meglio le malattie. Se l’obiettivo è in sé lodevole, esso ha contribuito all’impoverimento della biodiversità intra ed extra-varietale. Si è così drasticamente ridotta la scelta del materiale vegetale disponibile, e si è giunti alla situazione attuale di alcuni vitigni e cloni imperialisti, nell’intero mondo viticolo.

 

Quando alcuni di questi cloni presentano debolezze genetiche che li fanno deperire prematuramente, come nel caso della Syrah, del Vermentino, del Centenial ecc ...generalmente e stranamente, sul bordo di saldatura dell’innesto, dato che questi cloni sono stati moltiplicati in modo illimitato, sono danni incommensurabili che riguardano la grande maggioranza dei vigneti. In passato, quando un individuo, tra migliaia di altri ceppi (massale), soffriva di una debolezza genetica alla cultura, deperiva solitario e nell’ignoranza del viticoltore. Il danno era indolore.

 

Così, la selezione genetica e industriale si scontra con un limite invalicabile.

 

Albert Howard deplorava anche l’ingranaggio della chimica che indebolisce le piante, considerando che «gli insetti e i funghi non sono la vera causa della malattia», ma sono gli utili ausiliari dell’agricoltura, i censori di una cattiva coltura.

A conclusione della sua opera, come un testamento, esprimeva un desiderio:

«L’efficacia dell’agricoltura del futuro sarà valutata dalla diminuzione del numero di selezionatori».

3. IMPATTO DELL’INNESTO SUI VIGNETI CONTEMPORANEI

Indipendentemente dalla tecnica di innesto utilizzata, questa operazione genera la formazione di un riempimento di saldatura che modifica inevitabilmente la fisiologia e, di conseguenza, la nutrizione della nuova pianta.

 

Già nel 1881, nella suo libro «Parassiti e piante innestate» Lucien Daniel scriveva : «…è oggi dimostrato, a parte qualche rara eccezione, che l’innesto è un’operazione debilitante, che espone le due piante agli attacchi più vivi dei parassiti animali e vegetali e le fa morire più velocemente».
 

Lo spiegava in particolare secondo il principio della pletora acquosa.

 

Molto più tardi, l’eminente biologa specializzata in innesto vegetale, Danielle Scheidecker, spiegò nel 1961 il fenomeno: L’intervento chirurgico del innesto ha come conseguenza la formazione del nastro cicatriziale di saldatura. La struttura anatomica di questo innesto, struttura che determinerà in gran parte il suo ruolo fisiologico, varia notevolmente da un innesto all’altro. Essa dipende dalla natura delle piante in gioco, ma anche dalla loro età e dal loro stadio di sviluppo al momento dell’operazione, nonché dalla tecnica di innesto scelta» («il trapianto, le sue condizioni anatomiche, le sue conseguenze fisiologiche e gli eventuali risultati genetici»).

 

 

Così, se le antiche vigne potevano vivere multicentenarie (v. Bosc), con l’innesto, videro la loro aspettativa di vita media ridursi a un centinaio di anni - d’altronde le vigne sopravvissute dei nostri nonni ne sono una testimonianza.

 

Con la creazione e la generalizzazione di piante di viti industriali e meccanizzate, negli anni '80 (innesto di omega), le barbatelle innestate sono diventate dei veri e propri "consumabili", la cui aspettativa di vita media è ridotta a una trentina d’anni.

 

Sebbene vari motivi possano spiegare il degrado dei vigneti, è incontestabile che l’innesto sia stato la causa principale.

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